domenica, marzo 1

Pronto intervento gioia

Le immagini dell'infanzia sono oggetti da difendere. Ci si augura che raccontino, per la maggior parte di noi, quel periodo felice per antonomasia, spensierato e coccolato. In esse le relazioni di affetto che ci hanno supportato si esplicitano in mani che sorreggono, in cappellini protettivi messi sulla testa di piccoli bagnanti o di contadinelle in erba, in sguardi e sorrisi diffusi con attenzione.
La stessa cura che ci ha cresciuti, impariamo ad applicarla nella vita da adulti alla costruzione della felicità. Per alcuni è fatta di figli, a cui rendere e da cui prendere quei gesti d'amore. Altri si prefiggono obiettivi scolastici e poi lavorativi, che sono comunicati da una commissione, da una telefonata della segreteria, da una lettera.
Ricevo ieri una busta dall'Ordine dei Giornalisti della Toscana. Nella finestrella del destinatario ci sono 4 righe di parole che descrivono gli obiettivi raggiunti da me nell'ultimo anno.

Giornalista Pubblicista
cognome e nome
via indirizzo di casa mia
Firenze FI

Ottenere la nomina per cui abbiamo trovato e sopportato un lavoro valido come praticantato, firmare il contratto di acquisto della prima casa, in una città diversa da quella in cui siamo nati, sono momenti di gioia da proteggere. Le persone non tendono a godere della gioia altrui, anzi sono solite salutarla con circostanza e poi prenderne una distanza. Se qualcuno raggiunge un obiettivo, in questa società competitiva, si pensa subito a dove siamo noi, all'utilità che possiamo trarne, a cosa invece quella persona non ha: disinteresse, opportunismo, paranoia, invidia. I momenti di sfiga suscitano un'empatia più diretta intorno a chi riesce a comunicarli, la compassione è un motore aggregante. Paperino sta a tutti più simpatico che Topolino. Fin da piccoli alcuni di noi imparano ad abbassare la voce per comunicare di aver preso un ottimo voto, a sminuirlo.. a qualcuno i nostri successi danno noia. Impariamo a comunicarli con ironia, ad essere scettici al loro riguardo. A volte troppo.
La seconda cosa da coltivare e proteggere dopo la felicità è una cassa di risonanza per le proprie gioie, un gruppo di relazioni che sappiano riderne e vogliano estenderle con un brindisi, con un entusiasmo imbarazzato, con un'attenzione pulita. E come si sceglie a chi mostrare le foto dell'infanzia, che mettono a nudo bambini che conosciamo anche senza aver conosciuto, dentro gli adulti che frequentiamo, anche per la gioia è utile un'abilità selettiva.
La vulnerabilità e la fugacità dei momenti di felicità pretendono che siamo furbi e sappiamo difenderli. La persona felice è come una lucciola da rispettare, luminosa e fragile. La condizione che vive è un regalo per lei e per coloro con cui si vuole bene, che si laureano e che stanno per partorire, che ricevono le risposte sperate nelle analisi del sangue, che iniziano a convivere con qualcuno, che espongono i propri quadri, che hanno trovato la loro piramide sessuale, che ottengono un incentivo sul lavoro. Credo che questi amici o amanti di cui ci accolliamo di difendere la gioia, non superino in numero le dita delle mani. E anche nei palmi più ciccosi, tranne casi di fortuna genetica, le dita non sono più di 5. Trovo intelligente e produttivo esercitarsi ad aumentare la nostra risonanza alla gioia, piuttosto che la somma delle lamentele. Più abili, meno alibi. Come dice Osho:
“Se non sei egoista, non sarai generoso; solo una persona profondamente egoista può essere altruista. Ma questo va compreso, perché sembra un paradosso.[...] Se tutti intorno a te sono infelici, non puoi essere felice, perché l’uomo non è un’isola, è parte di un grande continente. Se vuoi essere felice, dovrai aiutare coloro che ti circondano a esserlo; allora, e solo allora, potrai essere felice. L’amore, per me, è una delle cose più egoiste che esistano.”

1 commento:

  1. Sono contento Franci, sono felice per te e per questo momento di gioia 'da difendere'.
    Ho ancora da pagarti un pranzo..prima o poi capiterà.
    Un abbraccio forte
    matteo

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