martedì, aprile 7

Estero ed ali


La fuga dei cervelli all'estero.
Per fare il dottorato, devi andare all'estero.
Andò all'estero in cerca di lavoro e non è più tornata.

Chissà che tempo fa, all'estero. Chissà se ci si innamora. Se la gente mangia il gelato con forchetta e coltello o se frulla le banane invece di addentarle. Se all'estero i terremoti fanno crollare le scuole oppure creano l'effetto idromassaggio nelle piscine comunali. Chissà se all'estero ci si arriva mai.
L'estero è altrove da dove ti trovi. Il paese di balocchi, l'erba più verde del vicino. Sembra più facile realizzarsi in ogni frase che nomina l'estero. Come se ci fosse un posto speciale, che si chiama Estero. Come se appena fuori dai confini il mondo fosse unico, esotico, allettante. Nemo propheta in patria, ma sti cazzi, qualcuno ce la fa. Qualcuno diventa sindaco nel paese dove è nato, oppure fonda un'azienda che poi dà un lavoro onesto a migliaia di persone. C'è chi cambia perfino il costume del proprio paese. Un nome? Gabrielle Bonheur Coco Chanel. Une femme.
Il padre faceva il venditore di stoffe ambulante, la madre la sarta.
"Se sei nato senz'ali, non fare mai nulla per impedire loro di crescere".
Avere delle ali e usarle per andare lontano. Oppure, avere delle ali e usarle per guardarsele nello specchio. Oppure ancora, ispirare il volo di Icaro verso il sole. Oppure ancora, avere delle ali e farsi assumere dal servizio nascite-con-cicogna del proprio reame.
Oppure inventare un'idea di donna e di uomo per i quali le regole di seduzione siano mutate. Femmine con il cavallo dei pantaloni, pratici per lavorare fuori casa. La moda dell'abbronzatura, invece del disprezzo snob per chi aveva la pelle scurita dal bisogno di guadagnare un salario costruendo tetti e pareti e case. Riforma sociale scritta sui tagli della stoffa.
"La moda riflette sempre i tempi in cui vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo".

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