sabato, maggio 2

Curiosa replica di un dilemma

Un: “Vorrei che fosse amore, amore quello vero..”
Due: “..Perché no. Perché no. Scusi lei mi ama o no?”
Un: “Vorrei poterti dire che t'amo da morire”
Due: “C'è gente che ama mille cose”

Un: “Sai la gente è strana”

Due: “Vorrei sentirti dire che m'ami da morire”

Un: “Perché no?”

Alessandro e Maria sono due personaggi che non si dicono “ti amo”. La vicenda che portano in scena è il racconto dei rispettivi “io l'amavo”, ossatura di un amore passato, simile a quello di tante coppie franate nelle stesse liti e per le stesse sadiche lotte.
Luca Barbareschi e Chiara Noschese propongono un testo scritto da Giorgio Gaber e Sandro Luporini nel 1982. Lo spettacolo monta come la panna, in obbedienza ad un ritmo che non perde colpi nei turni delle battute, accelerando con gli interventi del sax. Alle spalle degli attori c'è un velo di nuvole, rami e notti, e dietro quel velo c'è un'orchestra di cinque musicisti jazz. Al variare delle luci, la band appare e scompare, mentre la musica resta, nel pianoforte e nella chitarra che Barbareschi di tanto in tanto impugna, nella metrica dei dialoghi e sotto ai duri monologhi, stesa come una rete di sicurezza. Chiara Noschese ci rivela dopo lo spettacolo che a tratti sentirebbe il bisogno di cedere alle lacrime durante l'esecuzione di un brano, ma deve resistere perché il pianto non è compatibile con il canto, va a chiudere la gola. Soltanto ai musicisti, dietro al loro velo, è consentito piangere e suonare insieme.
Si dice che la “curiosa replica di una storia che ha già avuto luogo” fosse la plateale e taciuta confessione di un rapporto esistito tra Gaber e Mariangela Melato, la prima interprete del testo. Si dice che i panni sporchi che si tirano fuori, fossero i loro. Alessandro ossessionato dalla verità, tanto da perdersi a cercarla negli occhi di un padre che muore invece di riuscire a stringerlo a sé. Alessandro “Ce l'ho con tutti quelli che non sono come me”. Maria sfuggente e libertina, impegnata a credersi una controfigura divertita che ha preso le distanze dalla vita. Maria persona “così straordinaria, che bisogna per forza preferire.. come se esistesse”. La forza dei personaggi è quella di oltrepassare le aspettative di genere: uomo e donna si formano nel confronto, durante un tiro alla fune che li denuda, li spella, li protegge, esibisce due complici buffi, due vittime, due carnefici. Il caso di Alessandro e Maria è passato ed attuale, “il loro amore moriva come quello di tutti”, e nel farlo morire si ama, si vive tuttora.

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